Alla scoperta del fondo lento, per scoprirne vantaggi e metodologie corrette.
Molti ritengono che non serva a nulla, se non per dimagrire o rilassare le gambe dopo una gara. Altri ritengono addirittura che infici i normali allenamenti, essendo troppo facile nell’esecuzione. Invero il fondo lento serve, eccome… ed ha effetti importanti. A patto, ovviamente, che sia svolto cum granu salis.
A cosa serve il fondo lento?
Il fondo lento consente la diminuzione della frequenza cardiaca e l’aumento della gittata cardiaca, della capillarizzazione, della differenza artero-venosa e del numero dei mitocondri nelle cellule, oltre a migliorare la termoregolazione corporea e la mobilità del sistema locomotore.
Per chi è fondamentale il fondo lento?
Innanzitutto per i principianti, ma anche per chi si riprenda dopo un infortunio, e, in generale, il fondo lento dovrebbe rappresentare il 70% dei chilometri settimanali di ogni runner.
Quali i vantaggi del fondo lento?
Il fondo lento consente di correre senza affaticare eccessivamente il corpo, aiuta a controllare il peso, è uno degli elementi fondamentali in allenamenti bigiornalieri e, soprattutto, consente di costruire la base organica necessaria agli allenamenti di qualità.
Quale velocità tenere nel fondo lento?
Molti ritengono, in modo ben poco scientifico, che il fondo lento dovrebbe essere corso ad una velocità tale da consentire a chi lo corra di parlare tranquillamente: affermazione non scientifica, ma all’atto pratico non scorretta… Tuttavia, per la precisione, la regola prevede di correre ad una media tra i 30” ed i 60” in più al km rispetto alla propria media sui 10k.
Quale la distanza ottimale per il fondo lento?
Ovviamente la distanza corretta dipenderà dalla gara che si starà preparando: per i 5k, il fondo lento dovrà essere di 10k – 15k, per i 10k tra i 5k ed i 18k, per i 21k tra i 18k ed i 22k e per i 42k tra i 22k ed i 30k.